Descrizione

Sul palco delle opere di Giuseppe Verdi la bruttezza, la fisicità grottesca e repellete di alcuni personaggi trova una rappresentazione artistica che emancipa dal canone della gradevolezza. Per la prima volta, le scene verdiane si popolano di figure non edulcorate, non deformate dallo specchio omologante della bella presenza. Una scelta coraggiosa lascia aperte numerose domande che la filosofia può affrontare per sviscerare il nostro stranamore per il brutto. Un viaggio nei meandri del nostro senso estetico. Nell’anno delle celebrazioni verdiane, un contributo che coglie un’ innovazione fondamentale quanto poco nota nel senso estetico del Paese del melodramma.

Dettagli